ARTICOLI PER DISSUADERE LE DONNE AD ABORTIRE E ARTICOLI CHE INDICANO I METODI CONTRACCETTIVI E ARTICOLI CHE SPIEGANO QUESTO IN TERMINI CRISTIANI.

mercoledì 16 gennaio 2008

CATTOLICI E CONTRACCEZIONE

Il "dossier" passato ieri alla Congregazione per la Dottrina della Fede, si propone di fornire al Papa elementi scientifici, morali e pastorali, circa l'utilizzao del preservativo nei rapporti sessuali, circa (probabilmente) la contraccezione intesa in senso generale, e in riferimento speciale al problema della diffusione dell'AIDS.

E' chiaro che questo dossier, non potrà non inserirsi all'interno di una riflessione che la Chiesa ha già affrontato ed ha già espresso in alcuni documenti magisteriali.

L'ultimo (ed ultimativo) di questi documeni è il Catechismo della Chiesa Cattolica, che nella sua terza parte "La vita in Cristo", riflettendo sui dieci comandamenti, propone la propria lettura della "sesta parola" del Decalogo, proposta nella sua definizione veterotestamentaria e nel suo approfondimento evangelico.

« Non commettere adulterio » (Es 20,14). 217

« Avete inteso che fu detto: "Non commettere adulterio"; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore » (Mt 5,27-28).

Nel Catechismo si dice:

n° 2366 La fecondità è un dono, un fine del matrimonio; infatti l'amore coniugale tende per sua natura ad essere fecondo. Il figlio non viene ad aggiungersi dall'esterno al reciproco amore degli sposi; sboccia nel cuore stesso del loro mutuo dono, di cui è frutto e compimento. Perciò la Chiesa, che « sta dalla parte della vita », (247) insegna che « qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto per sé alla trasmissione della vita ». (248) « Tale dottrina, più volte esposta dal Magistero della Chiesa, è fondata sulla connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che l'uomo non può rompere di sua iniziativa, tra i due significati dell'atto coniugale: il significato unitivo e il significato procreativo ». (249)

2367 Chiamati a donare la vita, gli sposi partecipano della potenza creatrice e della paternità di Dio. (250) « Nel compito di trasmettere la vita umana e di educarla, che deve essere considerato come la loro propria missione, i coniugi sanno di essere cooperatori dell'amore di Dio Creatore e come suoi interpreti. E perciò adempiranno il loro dovere con umana e cristiana responsabilità ». (251)

2368 Un aspetto particolare di tale responsabilità riguarda la regolazione della procreazione. Per validi motivi (252) gli sposi possono voler distanziare le nascite dei loro figli. Devono però verificare che il loro desiderio non sia frutto di egoismo, ma sia conforme alla giusta generosità di una paternità responsabile. Inoltre regoleranno il loro comportamento secondo i criteri oggettivi della moralità:

« Quando si tratta di comporre l'amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi, che hanno il loro fondamento nella natura stessa della persona umana e dei suoi atti, criteri che rispettano, in un contesto di vero amore, l'integro senso della mutua donazione e della procreazione umana; e tutto ciò non sarà possibile se non venga coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale ». (253)

2369 « Salvaguardando ambedue questi aspetti essenziali, unitivo e procreativo, l'atto coniugale conserva integralmente il senso di mutuo e vero amore e il suo ordinamento all'altissima vocazione dell'uomo alla paternità ». (254)

2370 La continenza periodica, i metodi di regolazione delle nascite basati sull'auto-osservazione e il ricorso ai periodi infecondi (255) sono conformi ai criteri oggettivi della moralità. Tali metodi rispettano il corpo degli sposi, incoraggiano tra loro la tenerezza e favoriscono l'educazione ad una libertà autentica. Al contrario, è intrinsecamente cattiva « ogni azione che, o in previsione dell'atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione ». (256)

« Al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone un linguaggio oggettivamente contraddittorio, quello cioè del non donarsi all'altro in totalità: ne deriva non soltanto il positivo rifiuto all'apertura alla vita, ma anche una falsificazione dell'interiore verità dell'amore coniugale, chiamato a donarsi in totalità personale. [...] La differenza antropologica e al tempo stesso morale, che esiste tra la contraccezione e il ricorso ai ritmi temporali [...], coinvolge in ultima analisi due concezioni della persona e della sessualità umana tra loro irriducibili ». (257)

2371 « Sia chiaro a tutti che la vita dell'uomo e il compito di trasmetterla non sono limitati solo a questo tempo e non si possono commisurare e capire in questo mondo soltanto, ma riguardano sempre il destino eterno degli uomini ». (258)

2372 Lo Stato è responsabile del benessere dei cittadini. È legittimo che, a questo titolo, prenda iniziative al fine di orientare l'incremento della popolazione. Può farlo con un'informazione obiettiva e rispettosa, mai però con imposizioni autoritarie e cogenti. Non può legittimamente sostituirsi all'iniziativa degli sposi, primi responsabili della procreazione e dell'educazione dei propri figli. (259) In questo campo non è autorizzato a intervenire con mezzi contrari alla legge morale.

http://passineldeserto.blogosfere.it/2006/11/chiesa-e-contraccezione-alcuni-riferimenti.html

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